Here’s the latest review of “The Innermost Legacy” as published by Roberto Mandolini on Onda Rock:
La suggestiva immagine delle piramidi della Piana di Gizah, con sopra Mercurio, Venere e Saturno allineati, campeggia all’interno del libretto di “The Innermost Legacy”, ristampa a vent’anni di distanza del terzo album di Andrea Marutti a nome Amon, “The Legacy” (Eibon, 1999). Le sei tracce del disco sono state rimasterizzate dallo stesso Marutti, che ha voluto includere nella ristampa un intero CD, “Live Report”, una raccolta di registrazioni archiviate tra il 1997 e il 2000, e fino a oggi rimaste inedite. Ad inizio scaletta “Sandstones” è la porta verso l’ignoto che Amon apre a coloro che lo ascoltano: un drone proveniente da chissà dove risale dalle tenebre e lentamente avvolge ogni luce; la tensione non si scioglie, rimanendo costante su una portante che modula suoni acustici ed elettronici. Le sinapsi sono ora pronte a percepire minime variazioni di luminosità anche nell’oscurità più totale (“The Legacy I: Enter Darkness”). I suoni acquistano maggior dinamica e il drone maggior profondità: Amon ci sta portando all’interno delle sue visioni, dove le immagini in bassa risoluzione delle Cydonia Mensae catturate dalla sonda Viking 1 nel 1976 prendono la forma del Volto su Marte. Marutti con le sue lunghe composizioni dark-ambient sembra voler officiare dei riti ancestrali, cortocircuitando passato e futuro con visioni altamente suggestive. Rispetto al recente passato, nella musica di Amon ci sono meno sintetizzatori e più campionamenti. I drone spesso veicolano strati di feedback controllato. I brani dell’album sono numerati con le lettere dell’alfabeto greco. Il quinto in scaletta, quindi quello preceduto dalla lettera ‘ε’, “The Legacy IV: Exit Light” è il punto di non ritorno dall’universo di Amon, rappresentato con il lungo drone che chiude l’album, “Amunhaptra”. Tre delle nove tracce contenute sul CD “Live Report” – “Aura Rhanes”, “Ank-Sen-Amon” e “Darkside Return II” – sono state registrate al Rototom di Pordenone il 29 maggio del 1998 durante il Primo Congresso Post-Industriale Italiano. Una è una prova registrata in studio, a Milano, tra la fine del 1999 e l’inizio del 2000. Le altre cinque sono state registrare dal vivo durante le prime esibizioni di Amon, tra Milano (Molto Gallery) e Bologna (Fiera District, Link). Le tracce sono state editate per creare un unico flusso senza soluzione di continuità.